Contro il declino

Year: 2008
Entrambi – Greco e Termini – sono da anni molto impegnati sul fronte della politica scientifica, per denunciare le insufficienze del sistema italiano e favorire criticamente il suo sviluppo. Questo libro, che segue il precedente volume “L'Italia oltre il declino” della casa editrice Muzzio, documenta il loro impegno e l'originalità della loro analisi. “Contro il declino” è diviso in due parti. Nella prima, gli autori dimostrano – con vari indici – che il declino italiano esiste davvero. Purtroppo, non è un'invenzione giornalistica e neppure di qualche isolata Cassandra a cui piace gridare “Al lupo, al lupo”...

Pietro Greco – Settimo Termini

Contro il declino

Codice ed, Torino, 2007

pp. 161; euro 9,90

 

Pietro Greco è direttore del Master in “Comunicazione della scienza” presso la SISSA di Trieste. Giornalista, collabora all'“Unità” ed è uno dei conduttori di “Radio 3 Scienza”. Dirige anche la nuova rivista “Scienza e società” del PRISTEM.

Settimo Termini è docente di Cibernetica all'Università di Palermo e attualmente dirige (dal 2002) l'Istituto “Eduardo Caianiello” del CNR di Napoli.

Entrambi – Greco e Termini – sono da anni molto impegnati sul fronte della politica scientifica, per denunciare le insufficienze del sistema italiano e favorire criticamente il suo sviluppo.

Questo libro, che segue il precedente volume “L'Italia oltre il declino” della casa editrice Muzzio, documenta il loro impegno e l'originalità della loro analisi.

“Contro il declino” è diviso in due parti. Nella prima, gli autori dimostrano – con vari indici – che il declino italiano esiste davvero. Purtroppo, non è un'invenzione giornalistica e neppure di qualche isolata Cassandra a cui piace gridare “Al lupo, al lupo”. L'Italia cresce meno degli altri Paesi. Nella mappa della ricerca e della conoscenza, radicalmente cambiata in questi ultimi decenni, occupa una posizione via via meno centrale. Le nostre specialità produttive subiscono la concorrenza degli altri Paesi, dove il costo del lavoro è decisamente inferiore, né riusciamo più a difenderci con la svalutazione della lira. Subiamo, insomma, la globalizzazione dell'economia e la moneta unica europea. La spinta propulsiva, in termini economici (e sociali), sembra in questi anni venire dai settori ad alto contenuto tecnologico e qui noi siamo deboli.Tra i tanti dati citati dagli autori, riportiamo solo quello dei ricercatori. In tutti i Paesi del mondo, il loro numero tende ad aumentare (sia in assoluto, sia in termini relativi). In Italia no: erano più di 75000 nel 1995, sono 70000 nel 2003.

La seconda parte del volume di Pietro Greco e Settimo Termini è quella propositiva, quella della speranza che dal declino si possa uscire. La proposta è semplice (da enunciare): “ passare sempre più dalla produzione di beni a bassa e media tecnologia alla produzione di beni ad alta tecnologia (…). Perché il cambiamento delle specializzazioni produttive in direzione dell'alta tecnologia è stata la risposta di tutti gli altri Paesi avanzati (…). Perché una forte vocazione all'innovazione nella produzione industriale e di beni si riflette sul sistema economico (servizi e agricoltura compresi), sulla vita civile, sull'ambiente e, con la buona politica, sugli equilibri sociali di un intero Paese ”.