Bruno De Finetti: Matematico e uomo

Il "dossier de Finetti", che qui presentiamo, è stato pubblicato sul n. 61 di "Lettera Matematica Pristem", a cura di Gian Italo Bischi. Nel dossier compaiono testimonianze e interviste della figlia Fulvia, di Benedetto Matarazzo e di Rosa Carini.

Bruno de Finetti (Innsbruck 1906 – Roma 1985) è stato uno dei maggiori matematici italiani del Novecento, noto soprattutto per i suoi studi sulla Teoria della probabilità che hanno portato ad associare il suo nome alla definizione soggettiva di probabilità. Si è anche occupato di applicazioni della Matematica in vari ambiti: dalla Biologia alla Demografia, dalla Teoria delle assicurazioni al Calcolo automatico, dalla Fisica all'Economia.

Ha inoltre pubblicato una lunga serie di appassionati articoli, saggi e interventi dedicati alla didattica della Matematica e a problemi di carattere sociale, economico e politico, il tutto sempre permeato da numerosi riferimenti interdisciplinari e da considerazioni epistemologiche e filosofiche.
La sua opera è ben nota anche all'estero. Molti dei suoi libri e articoli sono stati tradotti in più lingue. La maggior parte dei manoscritti, delle lettere, degli appunti e alcuni volumi della biblioteca privata di Bruno de Finetti sono stati ora acquistati dall'Università degli Studi di Pittsburgh (USA) e catalogati nella Bruno de Finetti Collection .

Questo articolo – che esce al termine di un anno denso di iniziative, in occasione del centenario della nascita – non intende insistere sui suoi contributi scientifici ma ha lo scopo di mettere in luce, attraverso alcune significative testimonianze, alcuni aspetti (altrettanto importanti) della figura di de Finetti. Alcuni tratti del suo carattere e del suo modo di rapportarsi agli altri; la coerenza delle sue idee e il suo impegno sociale; le sue battaglie contro le “storture e ingiustizie”; la sua capacità di applicare la logica e il rigore della Matematica alla vita di ogni giorno e ai contesti più disparati; la sua appassionata lotta per rinnovare i modi di insegnare la Matematica e per fornire – come scrive nell'autobiografia – un'immagine “ della matematica intesa più come strumento per applicazioni (fisica, ingegneria, biologia, economia, statistica) e per l'approfondimento di questioni concettuali e critiche (logica, psicologia, probabilità, implicazioni gnoseologiche), piuttosto che come formalismo o come argomento astratto e assiomatizzato chiuso in se stesso ”[1].