Un ricordo della prof. Marchionna Tibiletti

Fino agli ultimi tempi, era normale incontrarla alle conferenze del Seminario Matematico e Fisico o in occasione di altre ricorrenze del nostro mondo matematico. Salutarla ed essere ricambiati non era solo una consuetudine, ma anche un atto di rispetto e di affetto.
La figura minuta che ancora conservava una certa energia, la gentilezza tipica del suo comportamento, l'interesse sempre vivo per le cose della Matematica: teoremi o persone, grandi strutture o dettagli – tutto era degno di attenzione.

Ad altri spetterà la biografia scientifica: la prima cattedra di Algebra in Italia, i numerosi lavori e gli allievi che tuttora ne proseguono l'opera. Ci saranno commemorazioni nelle sedi opportune. Io, da offrirle ho soltanto il ricordo del mio primo, tremebondo, esame, in un lontano anno del secolo scorso.

Si sa: il primo esame non si scorda mai. Se poi questo è l'esame di Algebra e uno si è dovuto preparare da solo, sulle dispense, senza aver mai frequentato l'ambiente universitario né visto in faccia docente e assistente… l'operazione si presenta sempre più complicata per l'emotività del candidato. O almeno così era in quel lontano tempo pre-sessantottesco.
Certo, la materia era proprio bella. O, forse, sorprendente. Ma guarda, esistono dei prodotti che non commutano. E poi, vedi un po' cosa ti combina una proprietà che credevo banale come quella associativa: che conseguenze! Ho capito che cosa significa dimostrare un teorema. Ho capito che senso ha astrarre da una situazione particolare: tutto diventa più semplice, si manipola a occhi chiusi. Questa è l'Algebra, caro mio! Bella davvero! Ma sarà sufficiente per affrontare l'esame?
Così, un bel giorno di febbraio –in realtà lo ricordo cupo e piovoso- mi siedo tremante in un'aula del secondo piano della mitica via Saldini di fronte alla professoressa Marchionna e alla sua assistente Vittoria Zambelli. Hanno capito il mio imbarazzo e la mia fifa? Chissà. Hanno cercato di mettermi a mio agio? Può darsi. Sta di fatto che la prima domanda è una di quelle che non si può non sapere. Se uno ha studiato Algebra, la sa recitare cantando. La partenza mi dà coraggio. Forse pasticcio un po' sulla seconda domanda, ma il finale è sicuro, con l'approvazione e qualche cenno di aiuto da parte della Zambelli – la cara amica Vittoria.

I ricordi lontani sfumano, ma lasciano fissate in maniera indelebile le prime impressioni, che segnano il nostro atteggiamento futuro sulle persone e sulle situazioni. Numerose altre volte, anche da collega, ho avuto modo di incontrarla e vederla all'opera sia nell'insegnamento che in altri settori della vita accademica. I colleghi possono contare su di lei, per le osservazioni puntuali ma anche per il lavoro spicciolo, gli studenti sanno che è implacabile con le lezioni – non ne salta una – ma non è altrettanto implacabile all'esame, ha comprensione. Il mondo matematico ricorre a lei sistematicamente per giudizi, concorsi, ricorrenze e altre manifestazioni della nostra comunità. E lei ha sempre la levità di quel primo esame, ma anche la fermezza. Sempre gentile, seppure rigorosa. Disponibile ed esigente.
Ricordo questi come i caratteri fondamentali della persona. Poi ci sono le ricerche di Algebra, la scuola milanese, l'attività pubblica: ma di questo parlano gli atti ufficiali e, come ho detto, parleranno gli allievi. Per me, c'è l'aiuto che ho sempre ricevuto nelle prime occasioni, talvolta piccole ma significative, di chi inizia un lavoro e spera di aver successo. C'è l'incoraggiamento, la benevolenza nei miei confronti, merce pregiata nell'ambiente accademico, che – mi sembra – condivideva con il marito (o “Marchionna lui”, come si diceva familiarmente). Su di loro si poteva contare e spero che abbiano almeno percepito la mia riconoscenza.

A proposito, anche l'ultimo dei miei esami di Matematica l'ho fatto con la professoressa Marchionna: Geometria superiore. Quasi un destino. Ma ormai ero uno studente navigato e, al posto dell'emozione, ho ritrovato il piacere di concludere il mio percorso con un volto amico e un atteggiamento rassicurante.