La Matematica e il Teatro, intervista a Maria Eugenia D'Aquino e Valentina Colorni

“Tutto ha avuto inizio nel 1980, durante una mattina nel mezzo della prima ora di lezione di Elettronica applicata al Politecnico di Milano. Complice il sonno, ho cominciato a vedere le equazioni differenziali scritte sul foglio prendere vita. Da lì ho capito che la Matematica poteva essere altro”.

In questo episodio Maria Eugenia D'Aquino, attrice e direttrice artistica del progetto PACTA-TeatroinMatematica, riconosce la genesi del percorso che la porterà in seguito, insieme a Valentina Colorni (regista) e Riccardo Mini (drammaturgo), a dar vita all'esperienza del “TeatroinMatematica”, che l'anno prossimo festeggerà il decimo anno di attività. Incontriamo Maria Eugenia D'Aquino e Valentina Colorni durante la preparazione del prossimo spettacolo “Parallelismi: geometrie euclidee e non” che andrà in scena il 15 novembre prossimo al teatro Carcano di Milano.

 

Maria Eugenia D'Aquino (a sinistra) e Annig Raimondi (a destra)

in una scena di "Parallelismi: geometrie euclidee e non"

 

Maria Eugenia D'Aquino, com'è nato il TeatroinMatematica?

Ho sempre avuto una propensione per le materie scientifiche, alimentata dalla formazione ricevuta da mio padre e poi dagli studi di Ingegneria svolti al Politecnico di Milano. Nonostante abbia intrapreso una carriera teatrale, mi sono sempre chiesta come fosse possibile non capire la Matematica. Questa riflessione mi ha condotto a pensare: “perché non provare a fare spettacoli per avvicinarsi alla Matematica?”. E' verso la fine degli anni novanta che il progetto nasce, quando proposi l'idea a Valentina [Colorni] e Riccardo [Mini] coi quali stavo lavorando in un'altra compagnia teatrale. Anche se si autodefinirono “lontani dalla Matematica”, accolsero l'idea con entusiasmo. Il gruppo poi si rafforzò con la partecipazione di Alberto Colorni, docente del Politecnico di Milano e divulgatore scientifico, il cui ruolo era e continua ad essere quello di “illuminarci” sulle potenzialità dei temi matematici da trattare.

 

Così nella stagione 2001/2002 debutta il primo spettacolo “I numeri primi e la crittografia”.

Spettacolo che possiamo definire una lezione animata, durante la quale impersonavo i numeri primi e il professor Colorni, tra una scena e l'altra, spiegava al pubblico il significato matematico della rappresentazione. Ci tengo a sottolineare che, nonostante l'originalità di integrare il linguaggio teatrale a quello matematico, ho sempre vissuto questa idea come una risposta ad un esigenza del pubblico che ha immediatamente accolto, partecipato e apprezzato. Non è un caso che nello stesso periodo sia nato il Festival della Scienza di Genova e il boom della letteratura matematica, dal Teorema del pappagallo di Guedj alla biografia di Paul Erdös L'uomo che amava solo i numeri scritta da Hoffman. Desidero ricordare la traduzione in italiano di Apologia di un matematico di G.H. Hardy che consideriamo il nostro manifesto d'azione per i suoi contenuti di bellezza e universalità, temi guida del nostro progetto. D'altronde, citando Hardy stesso, “la Matematica è l'unico linguaggio”.

 

Quindi non possiamo parlare di un vero e proprio teatro divulgativo.

Non amo la parola divulgazione perché troppo inflazionata. Il nostro lavoro non è insegnare la Matematica - non avremmo le conoscenze per farlo - ma traghettare il principio di piacere della Matematica come fonte artistica e creativa.

 

A Valentina Corlorni chiedo come avviene la costruzione dello spettacolo teatrale?

Il primo passo è l'individuazione dell'argomento da trattare che poi viene studiato e approfondito da noi non-matematici con l'aiuto dei consulenti scientifici che ci fanno comprendere il nucleo concettuale del tema scelto. Dopo questa fase di studio c'è la traduzione del concetto dal linguaggio matematico a quello teatrale. Ad esempio nello spettacolo “Parallelismi: geometrie euclidee e non”, che stiamo per portare in scena al teatro Carcano, la traduzione della quarta dimensione geometrica è l'incontro tra Amleto e il fantasma del padre, considerato il messaggero di una dimensione nuova rispetto alle tre del mondo reale. Sia nella fase di scrittura del testo da parte di Mini che nella regia c'è un continuo lavoro di revisione con i consulenti scientifici, che verificano la coerenza del significato matematico nella sua veste teatrale.

La costruzione dello spettacolo è un lavoro sempre in evoluzione che presuppone il rispetto di due regole fondamentali: la comprensibilità della rappresentazione per il pubblico e l'obbligo di correttezza dell'argomento trattato. In realtà c'è una terza regola fondamentale: ognuno deve rispettare il proprio ruolo perché, nonostante ci sia una dialettica continua fra noi teatranti e matematici, non ci si improvvisa né autori teatrali né ricercatori.

 

Come si è evoluto il teatro in matematica durante gli anni?

Gli spettacoli teatrali sono aumentati di anno in anno – risponde Maria Eugenia D'Aquino – e ogni stagione cerchiamo infatti di proporre un testo inedito. Inoltre, per non annoiare il pubblico affezionato, aggiorniamo costantemente le rappresentazioni. Ad esempio, lo spettacolo che andrà in scena il 15 novembre prossimo è stato modificato nella forma, nella regia e nella scenografia tanto da renderlo una novità rispetto a quando è stato rappresentato la prima volta.

Altra novità – aggiunge Valentina Colorni – è la creazione di un laboratorio di creazione di drammaturgia scientifica rivolto agli studenti della scuola superiore. Da esperienze passate, abbiamo verificato l'esistenza di un forte parallelismo fra il linguaggio teatrale e quello matematico, che può essere d'aiuto ai ragazzi per l'avvicinamento e la comprensione della Matematica.

Infine questa stagione sono stati introdotti gli “aperitivi matematici”, incontri che precedono la messa in scena dello spettacolo, in ciascuno dei quali i consulenti scientifici del “TeatroinMatematica” (Renato Betti, Alberto Colorni, Tullia Norando e Franco Pastrone) incontreranno un interlocutore da loro scelto nel mondo della scienza, per dar vita ad un dialogo con il pubblico su curiosi temi, dalla profezia del 2012 alla statistica dei giochi.

Abbiamo già in cantiere – conclude Maria Eugenia D'Aquino – molte idee per nuovi spettacoli da rappresentare a partire dalla stagione prossima.

 

Possiamo affermare che il lavoro del TeatroinMatematica è in continua evoluzione e arricchimento.

Sì ma purtroppo – sottolinea Maria Eugenia D'aquino – questi progetti rischiano di cadere nel nulla a causa della crisi che affronta il teatro in Italia dovuta ai tagli che il Ministero dei Beni Culturali sta portando avanti. Siamo nella stessa condizione che vive la scuola e l'Università.

 

Concludo chiedendo a Valentina Colorni com'è cambiato il tuo rapporto con la Matematica? Ti definisci ancora una estranea?

Il rapporto è decisamente cambiato, anzi migliorato. Vedo la Matematica come uno stimolo intellettuale e il confronto con un mondo rigoroso nel quale mi rispecchio e si rispecchia il mio lavoro. Credo che la Matematica sia utile al teatro per questi motivi e per il messaggio universale che racchiude. Non posso dire se il teatro sia utile alla Matematica - non ho le competenze per affermarlo - ma credo che sussista un fruttuoso scambio di idee.

 

(Intervista a cura di Jacopo De Tullio)