Dopo la sentenza un commento della Società Italiana di Fisica

Dopo la sentenza del tribunale dell'Aquila che lo scorso 22 ottobre ha condannato a sei anni di reclusione gli scienziati e dirigenti della Commissione Grandi Rischi con l'accusa di aver sottovalutato il pericolo e fornito informazioni "imprecise e incomplete" sul terremoto che ha colpito il capoluogo abruzzese nell'aprile del 2009, la Società Italiana di Fisica (SIF) ha rilasciato una dichiarazione sull'accaduto nel quale evidenzia la sorpresa e la preoccupazione per la decisione del tribunale.

Ecco la dichiarazione:

 

La Società Italiana di Fisica (SIF) esprime stupore e profonda preoccupazione per la sentenza che condanna in primo grado i componenti, nel 2009, della Commissione Grandi Rischi. La SIF ricorda con dolore le vittime del terremoto e si sente vicina ai loro parenti. Il dolore per le vittime e le distruzioni non può però giustificare una sentenza che appare, sulla base di tutte le conoscenze scientifiche disponibili, un grave errore. L’Italia è uno dei Paesi a maggior rischio sismico, ma è anche un Paese che può contare su scienziati, sismologi, geofisici e ingegneri, di assoluta eccellenza mondiale, su strutture di ricerca e monitoraggio di avanguardia quali l’INGV e l’Eucentre di Pavia. La letteratura scientifica internazionale è unanime nell’affermare che la previsione deterministica delle scosse sismiche, anche nel corso di una sequenza come quella del 2009, è, allo stato delle conoscenze, impossibile. La sismologia non è una scienza esatta come la matematica. Ne consegue che nessuno scienziato può rispondere alla domanda di dove e quando una pericolosa scossa potrà colpire. L’unica possibile mitigazione del rischio sismico è quella legata alla prevenzione e alla definizione di normative corrispondenti. È, invece, diritto dovere fondamentale degli scienziati la comunicazione trasparente e sincera dei risultati delle loro ricerche e dei limiti che questi hanno, al pubblico e alle autorità responsabili. Il dubbio è una caratteristica della scienza. Nessuno scienziato, abituato a operare con il metodo scientifico, a differenza dei ciarlatani e degli istrioni, potrà mai esprimere conclusioni che non siano supportate da dati scientifici rigorosi. La condanna inflitta a L’Aquila è quindi anche una condanna del metodo scientifico. La gran parte degli scienziati italiani, nell'ambito delle loro Istituzioni scientifiche, continueranno nel loro impegno quotidiano di servizio alla società, ma certamente in maniera meno serena, col timore di condanne per non aver detto quello che non possono dire.