60 anni di FINAC

Il 14 dicembre del 1955, presso la sede del CNR di Roma, il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi inaugurava il calcolatore elettronico Ferranti Mark1* dell'Istituto Nazionale per le Applicazioni del Calcolo (IAC), alla presenza del fondatore e direttore dell'Istituto, il matematico Mauro Picone. Dal nome del costruttore e dalla sigla dell'Istituto, la macchina venne denominata FINAC.

 

Si trattava del secondo calcolatore elettronico installato in Italia,preceduto di pochi mesi dal CRC-102A del Politecnico di Milano. L'acquisto era avvenuto grazie agli sforzi di Picone per dotare il suo Istituto di una delle più potenti macchine calcolatrici elettroniche, all'epoca solo anglo-americane. Negli anni precedenti Picone era giunto più volte ad un passo dal realizzare il suo intento di costruire quello che, sarebbe stato il primo calcolatore italiano. Aveva maturato questo proposito viaggiando negli USA, dove l'analisi numerica progrediva enormemente con lo sviluppo di progetti su macchine calcolatrici a cifre ad alta velocità. Poiché una serie di impedimenti, internazionali e interni, rischiavano di prolungare eccessivamente i tempi, Picone scelse di acquistare un'apparecchiatura già in commercio, che sarebbe poi stata la FINAC, che per alcuni anni rimase il più potente computer italiano. Con esso vennero sviluppate molte ricerche sui temi più svariati, dal modello econometrico della Banca d'Italia ai calcoli per la progettazione di ponti e dighe.

Per celebrare questo anniversario, che ricorda anche l'intuizione di Mauro Picone di conferire un grande impulso alla soluzione di problemi reali attraverso la modellizzazione matematica, prorpio il 14 dicembre 2015 si terrà presso la sede del CNR il convegno "Calcolatore Ferranti dell'Istituto Nazionale per le Applicazioni del Calcolo al CNR 60 anni fa".

Locandina evento FINAC 60

 

Per approfondire la vicenda che ha portato la FINAC a Roma vi riproponiamo l'articolo di Angelo Guerraggio, Maurizio Mattaliano e Pietro Nastasi "Alla fine fu FINAC" apparso sulla rivista Sapere in occasione del cinquantesimo anniversario.